Il Vangelo di Matteo


Dal Vangelo secondo Matteo 1, 18-24

Così fu generato Gesù Cristo: 
sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di
Emmanuele», che significa “Dio con noi”.


Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Parola del Signore


Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!



Commento di Padre Augusto Drago



A motivo di una serie di coincidenze di calendario, la liturgia della IV Domenica di Avvento ci propone il brano di Vangelo che abbiamo meditato già ieri sera.. Per cui, stasera, più che rileggere il testo, sento di proporvi una serie di riflessioni sui personaggi che appaiono nel nostro brano.


1 - Il Silenzio di Maria. 

Stupisce molto, in chi legge questo brano, il silenzio di Maria. Ella avrebbe potuto confidarsi con il suo promesso sposo Giuseppe, su quanto Dio aveva operato in Lei, per opera dello Spirito Santo. Ha rischiato grosso, Maria! Giuseppe, vedendola già incinta, avrebbe potuto accusarla ed essere così poi esposta alla lapidazione per adulterio. 
Infatti la promessa di matrimonio aveva, nell'antico Israele, la stessa valenza giuridica del matrimonio vero e proprio.

Sì, certo ha rischiato molto Maria. Ma la sua è stata fede ad altissima definizione. 

Ecco il suo pensiero, così come lo immagina sant'Efrem Siro: Maria pensa: "Il segreto di Dio appartiene a Dio. Ciò che Egli ha fatto in me appartiene a Lui ed a Lui soltanto. Non tocca a me rivelarlo ad alcuno, nemmeno al mio promesso sposo! Penserà Dio: io mi affido alle sue mani". Questo, press'a poco deve essere stato il pensiero di Maria. Grandi cose il Signore aveva operato in Lei!

Ma è bene custodire nel silenzio il segreto del Re, come si legge nel libro di Tobia. 

E questo Maria compie! Un atto di fede e di fiducia, dicevamo, ad altissima definizione!

Stasera Maria ci insegna a saper imparare il silenzio interiore, questo immenso serbatoio dei segreti di Dio e dell'uomo, al quale Dio stesso consegna i suoi disegni e i suoi progetti!
Impariamo anche noi fratelli e sorelle il silenzio: esso è l'unica parola vera che il cuore sa pronunciare davanti allo stupore delle Meraviglie di Dio. Di quanto frastuono, di quante parole, spesso inutili, di quanto linguaggio non vero perché non viene dal cuore, è intessuta la nostra esistenza. Siamo circondati da tanto frastuono e tanto ne facciamo noi stessi, che le orecchie del cuore non odono più la voce dolce, pacata e leggera come la brezza del vento, della Parola di Dio. Riflettiamo su questo punto, giunti quasi alla vigilia di un grande evento, quale la solennità del santo Natale del Signore! Il mondo, il nostro cuore ha bisogno di recuperare il silenzio interiore, il solo spazio dove può risuonare la Parola del Signore.


2.- La fede di Giuseppe: ricerca e lotta. 

Molte persone dicono che Dio non parla mai! 
Egli parla normalmente attraverso il Vangelo, la meditazione ed il silenzio. Ma poiché spesso non facciamo niente di tutto questo, non riusciamo ad udire la sua Voce. Il Signore parla anche attraverso i fatti, le situazioni, gli incontri: ma poiché non abbiamo occhi per vedere la realtà dal di dentro, non percepiamo ciò che il Signore vuole insegnarci. Il Signore parla anche dentro di noi. 
Lo fa attraverso le domande più profonde che abbiamo nel cuore, i desideri più veri, i sogni più grandi. Dobbiamo però avere occhi interiori attenti, raffinare la nostra sensibilità, purificare il nostro cuore. Infatti Dio ci parla in tutti i modi possibili ed in ogni momento.
Occorre sempre, però, essere persone in ricerca, attente, vigili....oranti.
Noi spesso pensiamo al rapporto con Dio, come se si trattasse di un'intimità confortevole. Invece essa è spesso accompagnata da molta fatica e da un clima serio di lotta. Lotta con se stessi, con la propria carne, con le proprie passioni.... Giuseppe fece la sua lotta: contro il dubbio. l'angoscia, la sofferenza interiore. Era un uomo giusto! 

Non voleva fare del male a nessuno. Per questo non volle accusare pubblicamente Maria. Anche lui uomo del silenzio. Intuisce un mistero che però non comprende. Ma mette a tacere ogni pensiero negativo. Fa il suo buon combattimento spirituale.
Comprendiamo dal suo esempio che la fede non è un comodo rifugio per anime deboli, ma un'avventura per gente forte e coraggiosa.


Infatti i più grandi mistici della storia della spiritualità cristiana hanno sempre vissuto quella che è stata ben definita, a partire da san Giovanni della Croce, la "notte oscura". Periodi, anche lunghi, di tentazioni e di aridità, ma anche di purificazione e di crescita! Giuseppe era assillato da un conflitto tra cuore e ragione, tra amore per la sua donna e giustizia.
Un'angoscia interiore così grave che tormenta pure le sue notti. Attraverso i sogni Giuseppe percepisce il messaggio di Dio ed inizia a vedere la propria storia con gli occhi di Dio stesso. Comprende la sua chiamata: quella di dare un nome ed una discendenza al Figlio di Dio, nato da Maria sua promessa sposa! Il rischio della libertà. Giuseppe è il modello dell'autentico credente. E' colui che più di tutti si fida! La sua fiducia si fonda sul messaggio misterioso ma reale di Dio, ricevuto nel sogno e nelle promesse. 


Giuseppe testimonia che la vita va affrontata come pellegrinaggio e non come un vagabondaggio. Essa deve avere una meta precisa ed un senso che solo il Signore sa dare!

Per Giuseppe il culmine della maturità si ha nella sua obbedienza immediata a Dio. Mette tutto da parte, in secondo piano: i suoi pensieri, i suoi ragionamenti, i suoi diritti, solo Dio adesso conta e solo Lui!
La maturità di un uomo si misura dunque dalla sua capacità di obbedire a Dio. Non si tratta di creduloneria o semplificazione, ma di robusta capacità di giudicare la fede come corrispondente a ciò che il cuore desidera.
La ragione, lasciata a se stessa, scrive il Santo Padre Benedetto XVI, conduce all'opinione, che può prendere la forma di una resistenza alla verità.
L'obbedienza conduce invece alla Verità.
Giuseppe questa sera ci educa ad essere "giusti", cioè a fidarsi di Dio, a non giudicare secondo le apparenze, a non perseguire la smania dell'apparire e dello stupire a tutti i costi. Insomma ci insegna ad essere attenti alla Voce del Signore: in essa è la nostra vera libertà. Non c'è uomo più libero di chi ha imparato ad obbedire! 


Che ve ne pare?



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Dal Vangelo secondo Matteo 3, 1-12


Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e
predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». 
Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore, raddrizzate i
suoi sentieri!».

E lui, Giovanni, portava un vestito di peli
di cammello e una cintura di pelle attorno
ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e
miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta
la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano
accorrevano a lui e si facevano battezzare
da lui nel fiume Giordano, confessando i
loro peccati.

Vedendo molti farisei e sadducei venire al
suo battesimo, disse loro: «Razza di
vipere! Chi vi ha fatto credere di poter
sfuggire all'ira imminente? Fate dunque
un frutto degno della conversione, e non
crediate di poter dire dentro di voi:
“Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io
vi dico che da queste pietre Dio può
suscitare figli ad Abramo. Già la scure è
posta alla radice degli alberi; perciò ogni
albero che non dà buon frutto viene
tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo
nell'acqua per la conversione; ma colui
che viene dopo di me è più forte di me e
io non sono degno di portargli i sandali;
egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e
raccoglierà il suo frumento nel granaio,
ma brucerà la paglia con un fuoco
inestinguibile».


Parola del Signore

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!

Commento di Padre Augusto Drago


Entra in scena Giovanni il Battista! "In quei giorni...." Quali giorni ?
Se andiamo al brano precedente esso ci parla ancora del Vangelo dell'Infanzia.
Dunque l'espressione non può essere assolutamente riferita a quel periodo!
In realtà l'espressione "In quei giorni" indica il "giorno del Signore, i giorni della salvezza!
Sono venuti dunque quei giorni! Cosa accade in quei giorni?
"Sopraggiunge" Giovanni il Battezzatore.
Notate il verbo, che traduco direttamente dal testo originale.
"Sopravvenne". Matteo ci vuol far comprendere, che l'entrata in scena di Giovanni il Battezzatore, 
è un evento di salvezza. E' un accadimento che solo Dio compie.
Già dunque, siamo messi in guardia: quasi che Matteo ci volesse dire: "State attenti! 

Comincia l'annuncio del Vangelo.
E questo è l'evento più grande che Dio possa fare accadere nella storia dell'umanità".
L'evangelista divide il brano in tre parti:
nella prima parte ci presenta la figura del Battezzatore, nella seconda parte ci fa ascoltare
cosa dice, nella terza parte infine è lo stesso Battezzatore a raccontarci il significato delle sue
azioni.
Cominciamo, brevemente dalla prima parte. Come Matteo ci presenta la figura di Giovanni il
Battezzatore. E' il predicatore. Predica nel deserto, e “veniva dicendo...”
Fermiamoci qui in istante. Dunque prima di tutti egli è uno che predica, vale a dire che
annuncia. Nel deserto: Perché proprio nel deserto?
Si tratta di una chiara reminiscenza veterotestamentaria: il popolo che camminava nel
deserto verso la terra promessa.
Adesso è lui, Giovanni, che è chiamato a guidare il popolo, verso una nuova terra promessa che è la persona di Cristo Gesù, il Signore.

Che cosa predicava? Diceva: "Cambiate mentalità, perché il Regno dei cieli è vicino".

Sottolineo il verbo, che non è proprio "convertitevi" ma, sempre secondo la traduzione dal testo originale, va letto in "cambiate la vostra mentalità". Fermiamoci qui un istante. Già siamo interpellati: Viene il Regno di Dio.
Per accoglierlo occorre cambiare il nostro modo di pensare ! Esso non deve essere più secondo lo spirito del mondo, ma secondo lo spirito di Dio.
Siamo fortemente invitati ad entrare nel "pensiero" di Dio, deponendo i nostri umani modi di
pensare, valutare, giudicare, leggere gli avvenimenti, gli eventi, le cose della vita e della storia ! Cambiate mente !
Come non ricordare le parole di Paolo? Egli ci dice: abbiate in voi gli stessi sentimenti di
Cristo! Ci dice ancora: abbiate in voi la mente di Cristo; cioè il suo modo di pensare!
Entriamo dunque, accompagnati dal grido di Giovanni, nella mente di Dio!
Compiamo questo passaggio epocale nella nostra vita! E' una richiesta urgente per poter accogliere il Regno che viene. Esso infatti non è di questo mondo!
Come potremmo accoglierlo senza cambiare il nostro mondano modo di pensare?
Poi Matteo ci dice chi è Giovanni. Citando Isaia 40, ci dice che è "Voce di colui che grida nel deserto: preparate la via al Signore".
Questo è Giovanni: prima di tutto "Voce" Gesù è la Parola, Giovanni è la Voce che lo preannuncia. 
Nel libro del profeta Isaia al capitolo 40 si parla delle consolazioni che Dio dona al suo popolo, liberandolo dalla terra di esilio e riconducendolo in patria!
Una voce deve gridare questo prodigio nel deserto, dove il popolo sta passando, per raggiungere la terra sospirata.
Il deserto avrà una nuova via, preparata per il Signore che passa, con il dono della sua misericordia, e che accompagna con passi di danza il suo popolo.
Giovanni è la Voce che grida questa liberazione imminente per il nuovo popolo della nuova
alleanza. Questa Voce giunge a noi "oggi", "ora" "adesso".
Siamo invitati a preparare la via al Signore che viene! Perché certamente verrà!

Come prepararla?

Matteo ci descrive l'abito che Giovanni indossava: un vestito di peli di cammello ed una
cintura di pelle attorno. Strano che Matteo si preoccupi di descriverci il modo di vestire di
Giovanni il Battezzatore! Perché lo fa? Probabilmente Matteo non sapeva nemmeno come
vestisse realmente il Battezzatore! Il fatto è che già il profeta Malachia aveva predetto che sarebbe tornato il profeta Elia ed Egli sarebbe stato il precursore del Messia.
L'immaginario popolare, che attendeva il Messia, vede in Giovanni la figura del profeta Elia,
il profeta del fuoco!
Nel secondo libro dei Re, al capitolo 1,8 è descritto l'abito che indossava il profeta del fuoco,
Elia. Era esattamente l'abito di cui ci parla Matteo nei confronti di Giovanni.
Vuole così farci comprendere che quello che aveva predetto il profeta Malachia, già si è
compiuto! Giovanni è quell'Elia che il popolo aspetta!
Questo spiega perché, nel deserto, accorra molta gente, per ascoltare la Voce che grida, forte e
possente!
La gente accorreva a lui per farsi immergere nell'acqua, come rito penitenziale, confessando o
proclamando il proprio peccato. E' un rito puramente profetico, che prepara la grande
purificazione che il Messia, da li a poco, verrà a compiere in "spirito e fuoco".

Cosa predica Giovanni?

Predica di prepararsi alla venuta del Signore: Essa è vicina.
Il modo migliore per prepararsi è la purificazione!
Ma quando Giovanni vede che tra la gente ci sono farisei e sadducei, la sua voce diventa un
tuono! Usa il linguaggio dell'imprecazione:
"Razza di vipere. Come potrete sfuggire all'ira imminente?"
Forte la Voce! Potente ed irresistibile la Voce! 
Ai farisei e ai sadducei dice chiaramente di non
farsi illusioni: non basta avere privilegi (essere figli di Abramo!) per potersi dire salvi.
Nel nuovo Regno che Gesù sta instaurando non ci sono privilegi: ci sono solo peccatori da
salvare. Chi si sente giusto non può accampare diritti.
Non esistono diritti davanti a Dio, ma solo grazia e misericordia. Non bastano privilegi, ma
occorre umiltà e piccolezza. Attenti: la scure è già posta alla radice dell'albero!
Il giudizio di Dio è inesorabile. L'albero che non porta frutto sarà reciso! D'altra parte a Dio
non occorrono privilegi per salvare l'uomo. 
Egli infatti può suscitare figli di Abramo anche
dai sassi! Dio è assolutamente libero nel suo agire e nel suo giudizio escatologico!
Poi Giovanni parla della sua missione di annunciatore.
Il suo battesimo serve per aiutare a cambiare il modo di pensare.
Occorre "riformattare" il proprio pensiero sul pensiero di Dio! Ecco il grande salto, per
potere poi accedere a Colui che, venendo subito dopo di lui, battezzerà in Spirito santo e
fuoco. E' Gesù, egli viene a mettere ordine nella sua "aia", verrà a fare una grande pulizia,
in modo tale che rimanga solo il frumento, mentre la pula verrà dispersa.
Questo, dice il Battezzatore di Gesù. Così lo presenta: Colui che verrà a mettere ordine
mediante il suo Regno di giustizia e di pace, di amore e di perdono, dove solo i poveri saranno
essi stessi re con il Re.

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Dal Vangelo secondo Matteo 3, 13-17

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al
Giordano da Giovanni, per farsi battezzare
da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo,
dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere
battezzato da te, e tu vieni da me?». 
Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora,
perché conviene che adempiamo ogni
giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua:
ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli
vide lo Spirito di Dio discendere come una
colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una
voce dal cielo che diceva: 
«Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!

Commento di Padre Augusto Drago


Iniziamo da una domanda che potrebbe sembrare banale.
In quale luogo avviene il Battesimo di Gesù? 

Certo al Giordano. Ma in quale punto preciso?
Matteo non ci dona alcuna indicazione di luogo. L'evangelista Giovanni invece ci dice che il luogo si chiamava Betania al di là del Giordano. 

La tradizione, aiutata dagli archeologi, ha potuto precisare meglio ed ulteriormente l'esattezza del luogo. Si tratta di una località chiamata Bet, vicina a Betania e oltre il Giordano  - Bet - Abara, che significa: luogo o casa, territorio, di passaggio.
Questo luogo ricorda il libro di Giosuè capitolo 3: proprio qui avvenne il guado, il passaggio del popolo guidato da Giosuè per entrare nella terra promessa. Cosa c'entra tutto questo, voi mi direte giustamente? C'entra, sì: dal punto di vista simbolico è estremamente significativo: e ciò per due motivi.
Il primo è che Gesù compie il nuovo ingresso nella Terra Promessa che è il Suo Regno. Egli è il nuovo Giosuè.
Il secondo è che la localita di Bet-Abara è il luogo più basso della terra: 4000 metri sotto il livello del mare. E', ripeto il luogo più basso di tutta la terra.
Gesù ha scelto questo luogo per rivelarsi, per compiere la sua Epifania, proprio perché la sua bassezza richiama il fatto che Egli dall'alto dei Cieli è sceso nel luogo più basso dell'umanità: la terra del peccato!
Egli si rivela così Salvatore di tutti gli uomini caduti in basso a motivo del peccato. Egli salva anche il più derelitto degli uomini: questa è la sua missione.
Vedete, fratelli e sorelle, come anche la geografia biblica diventa importante per comprendere certi passaggi della Parola che ci rivela l'agire di Dio?
Veniamo adesso al Battesimo di Gesù da parte di Giovanni il Battezzatore. Che significato poteva assumere per Gesù? Egli, Gesù, quando sente arrivato il tempo di manifestare agli uomini il volto del Padre, e la sua Volontà, scende dalla Galilea e si reca in Giudea, proprio da Giovanni il Battezzatore.
Gesù si unisce, da perfetto sconosciuto, alla gente, ai peccatori, che in fila attendono il loro turno
per essere battezzati!
"Guardate l'umiltà di Dio, fratelli" ci direbbe san Francesco.
Lungo il Giordano Giovanni amministrava un battesimo d'acqua per la penitenza e per la conversione dai peccati. Nella fila di coloro che si riconoscono peccatori e bisognosi del perdono
divino, si colloca anche Gesù. Egli sa molto bene ciò che sta per fare, e lo vuole fare per obbedire al Padre. Giunto da Giovanni, è riconosciuto come Messia: "Io ho bisogno di essere battezzato da te" dice stupito Giovanni, "e tu vieni da me?".
Ma Gesù gli sussurra che quel gesto è necessario perché si compia ogni giustizia.
Il termine "giustizia" indica la Volontà salvifica del Padre.
C'è dunque un breve dialogo tra Gesù e il Battezzatore.
Esso sta al centro della scena con cui Matteo presenta il Battesimo di Gesù. Non si tratta soltanto di umiltà da parte di Giovanni verso Colui che è più grande di lui.
C'è in gioco qualcosa di più importante. 

Infatti Matteo ci presenta Gesù alla sua prima apparizione pubblica, adulto e cosciente della sua missione di compiere "ogni giustizia".
Dobbiamo intendere con questa espressione "la Volontà di Dio". Essa si trova già espressa nella Sacra Scrittura e portata a compimento ora da Gesù, il quale con la sua vita e con il suo
insegnamento, esprime e fa conoscere ai suoi discepoli.
Comprendiamo allora che le prime parole di Gesù hanno un valore programmatico dell'intera sua evangelizzazione: Egli è Figlio di Dio soprattutto perché obbedisce liberamente alla volontà del Padre. Fa parte della Volontà divina che il Figlio, senza peccato, si confonda tra i peccatori e che
scenda nel luogo più basso della terra dove vive l'uomo senza speranza.
In questa maniera Egli viene trattato da peccatore, per portare su di sé il peccato del mondo ed aprire all'umanità il cammino verso la salvezza. Tutta la storia della salvezza è racchiusa in due verbi: scese e salì.
Scese nel luogo più basso. Salì al cielo, e come ci ricorda Paolo, salendo porta con sé prigioniera, l'umanità intera. Dolce prigionia la sua: in realtà è l'essere tirati su' dal luogo più basso della terra ed essere condotti verso l'alto! Questo Gesù può appunto farlo in quanto obbediente ai disegni del Padre: "Egli pure essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso, il suo essere uguale a Dio, ma abbassò se stesso... fatto obbediente fino alla morte ed alla morte di Croce" Come Figlio obbediente, fattosi povero, divenuto egli stesso "peccato", come ancora ci dice Paolo, Egli salva l'umanità. Infatti il peccato consiste nella disobbedienza a Dio. Questa è la giustizia che Gesù compie.
E Giovanni battezza quell'Uomo che si presenta come un peccatore bisognoso egli stesso di essere purificato. Misteri della Volontà salvifica del Signore!
Noi siamo salvati dalla povertà ed obbedienza di Gesù. Rimaniamo dentro la salvezza se sapremo nel contempo rimanere nella povertà e nell'obbedienza a nostra volta!
E' per questo che dopo il Battesimo Gesù vede lo Spirito Santo scendere su di Lui e i presenti sentono nello stesso tempo una voce che dal Cielo tuona quasi rimbombando sulle acque (Salmo 2) : "Questi è il Figlio, l'eletto, in Lui ho posto la mia compiacenza".
E' la voce del Padre che proclama, quasi presentandolo al mondo, Gesù Figlio del suo compiacimento. Compiacimento significa stima, attenzione amorosa.
Il Padre si compiace di quel Figlio diletto perché ha saputo obbedire. Questi sono i disegni di Dio: 

Egli si compiace del povero e del piccolo. 
Quella voce udita da tutti fa eco alle parole che sentiamo nella seconda lettura di domani. 
Il profeta Isaia dice: Ecco il Signore si compiace del suo Eletto, Egli infatti porterà il diritto e la giustizia alle nazioni".
Fratelli e sorelle, il Battesimo di Gesù non può non richiamare il nostro battesimo nel quale fummo dallo Spirito "cristificati", resi cioè come Cristo.
Fummo consacrati e fummo salvati come Figli dell'Obbedienza, come ci dice Pietro nella sua prima lettera.
Siamo divenuti figli dell'obbedienza di Cristo: nel senso che quell'obbedienza ci ha meritato tanti doni di salvezza. E' necessario pertanto che ciascuno di noi si chieda in che misura sta vivendo il proprio battesimo che lo ha reso Figlio di Dio.
Lo stiamo vivendo nell'obbedienza? In che cosa consiste per ciascuno di noi qui ed ora la Volontà di Dio? Quella Volontà che tutti riconosciamo espressa negli insegnamenti del vangelo, ma che si concretizza in modo diverso a secondo della nostra vita. Siamo obbedienti? Lo ripeto.
Siamo obbedienti a quella Volontà che ci salva?
Il Battesimo che abbiamo ricevuto all'inizio del nostro cammino deve accadere ogni giorno nel segno dell'obbedienza in Cristo al Padre.
Giorno dopo giorno: solo così diventeremo realmente cristiani!


Amen


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Dal Vangelo secondo Matteo 4, 1-11


Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato. In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: « Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.



Parola del Signore

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!


Commento di Padre Augusto Drago

La pagina del Vangelo di questa domenica ci presenta il celebre racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto. Saremmo subito tentati di andare a commentare le tre tentazioni e poi imbastire una riflessione su di esse. Ma questo modo di procedere non darebbe ragione al testo e poi farebbe scadere la bellissima pagina evangelica sul piano morale.
Invece ci troviamo davanti ad un testo, teologicamente elaborato, e che ha nel suo interno un forte carattere cristologico. Dobbiamo prima di tutto partire dall'immediato contesto.
Gesù ha appena ricevuto il battesimo da Giovanni "per adempiere ogni giustizia". E subito la voce del Padre, come in una epifania cristologica, fa sentire la sua voce che rivela Gesù come il "Figlio suo Diletto nel quale Egli si compiace". Allora Gesù viene condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Dunque i due brani sono profondamente uniti.


La prima domanda: perché lo Spirito sospinge con forza Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo? Per potere rispondere a questa domanda, occorre guardare allo sfondo cui fa riferimento il testo. Nelle tre tentazioni si presenta in modo articolato il peccato di Adamo.
Liturgicamente questo già ci è suggerito sia dalla prima che dalla seconda lettura. Come sfondo inoltre possiamo aggiungere ancora il fatto che, le risposte di Gesù date al diavolo, fanno riferimento a tre eventi del libro dell'Esodo.
Le mormorazioni del popolo in cammino nel deserto, per la mancanza di cibo, cui segue il miracolo della manna. Ma Dio dà un ordine ben preciso: occorre raccoglierne la quantità che basta solo per un giorno. Non si deve accumulare nulla. Ma gli Israeliti, che avevano mormorato, non obbediscono alla Volontà di Dio (Cf Esodo 16; Deuteronomio 8,3).
La risposta di Mosè è: che non bisogna cercare per prima cosa il pane da mangiare, ma prima di tutto la Parola del Signore a cui bisogna obbedire.
Poi ci vengono raccontate le proteste per la mancanza di acqua (Esodo 17,2), e Mosè risponde che non bisogna tentare il Signore. Egli sa bene quello che deve donarci.
Infine il peccato di idolatria commesso da tutto il popolo in occasione della costruzione del vitello d'oro. Dio, per bocca di Mosè, dice che bisogna adorare solo il Signore e solo a Lui rendere culto.
Lo sfondo veterotestamentario allora ci fa comprendere una cosa molto importante: che cioè la tentazione è legata alla disobbedienza alla Parola del Signore.
Adamo disubbidì all'ordine ricevuto dal Signore e decadde dalla sua amicizia con il Signore.
Israele nel deserto disubbidì quasi in continuazione ai comandi del Signore e quella generazione perì nel deserto, mentre altri furono condannati a vagare nel deserto per 40 anni!
Allora tutto il racconto va compreso alla luce dell'Antico Testamento.
In particolar modo è da sottolineare il confronto con Adamo, il cui peccato sta alla base di ogni altro peccato. 

Gesù allora è il nuovo Adamo che resiste alla tentazione e rimane unito alla Volontà del Padre, alla sua Parola. In Cristo c'è l'umanità nuova, che siamo noi, popolo di Dio, ma che però ci portiamo dentro tutte le nostre fragilità e tutte le nostre debolezze.
Gesù ci indica il modo per essere vincitori: essere sempre obbedienti alla Parola del Signore e non essere mai divisi dalla sua Volontà.

Da questo punto di vista che cosa significa essere tentati? In realtà più che di tentazioni dobbiamo parlare di essere messi alla prova. La parola che soggiace nel testo greco è peirasmòs, che significa appunto "prova" "essere sottoposti alla prova".: 
Il Diavolo, per permissione di Dio, mette alla prova Gesù. Gesù la supera con la potenza della Parola e ci indica in questa maniera, con quale modo anche noi possiamo superare tutte le prove della nostra vita: stando in ascolto della Parola, senza farci prendere dalle nostre parole umane, dai nostri facili risentimenti, dalle nostre sensibilità spesso bisognose di essere guarite.
Capita che alla Parola del Signore, spinti dalle nostre passioni carnali, sostituiamo le nostre parole umane, povere ma ricche di orgoglio e di supponenza.
Il Diavolo nel testo è chiamato in tre modi: Diavolo, appunto. Significa "Colui che divide". Là dove il Signore inaugura un'opera di salvezza, lui viene per scompigliare ogni cosa dividendo gli animi.
Egli in particolare vuole a tutti i costi, ricorrendo persino ad un uso personale della Parola del Signore (seconda tentazione) e strumentalizzandola ai suoi perfidi propositi, dividere Gesù dalla Volontà del Padre. 

Ma Gesù oppone una Parola detta con forza nella rettitudine di una Volontà che lo lega a quella del Padre. Gesù vive la sua filialità con la paternità di Dio in maniera indissolubile.
Il diavolo però cerca di rompere questa indissolubilità. Ma invano.
Forti sono le radici del cuore di Gesù nei confronti della Volontà del Padre suo!
Ma in noi? Il diavolo in noi compie la stessa cosa: egli è il divisore: e spesso trova la strada del cuore libera e la porta spalancata per entrare e dividerci dalla Parola e dalla Volontà del Padre!
Le porte le spalanchiamo quando ci facciamo prendere dall'orgoglio e dalla superbia, quando non riusciamo a vincere il fatto di essere magari umiliati e facciamo le persone offese e risentite. 

La porta si spalanca e il diavolo compie quello che è suo mestiere compiere: dividerci dal Padre e tra di noi! In tal modo l'opera di Dio, qualunque opera di Dio va in rovina!
Poi il Diavolo viene chiamato anche Satana. "Vattene Satana", alla fine grida Gesù, quasi in maniera esorcistica. Satana, significa colui che accusa. Egli infatti, nella seconda tentazione, cerca di accusare Gesù di non credere alla Parola del Signore. Buttati dal pinnacolo del tempio, dice. 

Sta scritto infatti che Dio manderà i suoi angeli a prenderti nelle loro mani. Ma Gesù non compie questo gesto insano. Satana, in questo modo, vorrebbe far credere a Gesù che sta mettendo in dubbio la Parola del Signore. Furbo! Ma Gesù smaschera la sua menzogna.
Vattene Satana! Questa invocazione-grido esorcistico ripetiamola spesso, fratelli e sorelle: nei momenti soprattutto in cui veniamo messi alla prova dalle incomprensioni, dall'odio nostro o degli altri, dal disappunto, quando in un modo o in un altro, crediamo che sia stata lesa la "maestà" del nostro io. Vattene Satana, nel nome di Gesù che ti ha sconfitto.
E Satana andò via e vennero al suo posto gli angeli a servirlo. Come era accaduto ad Adamo, secondo una tradizione rabbinica, che nell'Eden veniva servito dagli angeli.
Gesù riscatta il peccato di Adamo. Riscatta il nostro peccato: perché vince con l'unità con il Padre e nella forza dell'Amore.
E noi, fratelli e sorelle? Come rispondiamo alle diverse prove della vita, qualunque nome esse abbiano?



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Dal Vangelo secondo Matteo 4, 12-23


Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia.

Quando Gesù seppe che Giovanni era
stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazareth e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per
mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e
ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano
infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».

Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano
le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e
guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!


Commento di Padre Augusto Drago


Il brano che ci è proposto dalla Liturgia, almeno nella sua prima parte, lo abbiamo già letto e
meditato durante il tempo natalizio.
Ritorna ancora quasi come un prolungamento del tema della Luce. "In Lui era la Luce" ci aveva detto Giovanni nel prologo al suo Vangelo.
Eccola qui la Luce che inizia ad illuminare un popolo che camminava nelle tenebre.
E' Lui, Gesù Cristo, il Verbo del Padre che per noi uomini e per la nostra salvezza si è fatto
uomo e venne ad abitare in mezzo a noi. E' Lui che inizia la sua opera.
Da dove inizia? Se avesse ragionato come un "uomo sapiente secondo la carne" Gesù avrebbe dovuto iniziare la sua predicazione in un posto importante, dove si poteva fare conoscere dalla
gente che conta! Invece Dio non ragiona come noi, con le nostre logiche e i nostri pensieri.
Sceglie un popolo che camminava nelle tenebre. 

Un popolo che ha bisogno di vedere la luce e
sfuggire alle tenebre della notte! Questo popolo era la Galilea ed in modo particolare le terre di confine al nord del mare di Galilea o di Tiberiade, le terre dei due dei dodici figli di Giacobbe: la terra di Zabuol e e di Neftali.


Erano terre di confine dove transitava gente di ogni religione, di ogni cultura.
Con questa gente il territorio non solo conviveva socialmente, ma anche si era contaminato,
contaminando allo stesso tempo la propria "razza”, la propria cultura e quindi anche il
legame spirituale con il centro della Religione giudaica, Gerusalemme. Galilea delle genti!
Galilea dei pagani! Così veniva chiamata!
Gesù sceglie un posto dove il buio della notte e del peccato aveva bisogno di essere sconfitto,
perché il popolo rivedesse la luce del giorno, l'alba di una nuova salvezza.
Dio sta sempre dalla parte dei peccatori, ossia dei bisognosi di Luce.
Fratelli e sorelle non capiremo mai questo modo di agire di Dio! E' troppo difficile per noi, a causa della nostra superbia e del nostro orgoglio.
Dio sceglie ciò che non conta per confondere quelli che contano, sceglie quelli che sono deboli
per confondere quelli che sono forti! Ce lo ricorda Paolo.
Siamo in grado di entrare noi in questo mistero di Dio ? Sapremo mai, anche noi, scegliere l'ultimo posto, sapremo anche noi stare a nostro agio con i
miseri della terra? Sono domande che il testo ci pone.
Un popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce! Quale luce?
La parola del Signore che annuncia: "Cambiate mentalità, modo di pensare! Il Regno di Dio è
già qui!" Ecco il primo annuncio del Regno di Dio dato a chi non lo sperava più o addirittura
non ci pensava più. Questo è il Signore nostro Dio!
Le stesse parole vengono rivolte a noi oggi, ora, adesso: è ora di cambiare il nostro modo di
vivere, di pensare, di agire per assumere quello di Cristo. E' l'ora della novità di Dio.
Potremo farcelo sfuggire? No! Allora cosa dobbiamo fare?
La risposta ci è data dall'agire susseguente di Gesù.
Dopo aver detto imperativamente che dobbiamo cambiare mentalità in modo radicale,
Gesù è descritto da Matteo in movimento. Cammina intorno al mare, guarda, osserva,
chiama: non sta un minuto fermo. Convertirsi è la Parola che viene rivolgendo a tutti.
Convertirsi non equivale a diventare più buoni del solito, pregare meglio, fare un pò di bene.
No! E' qualcosa di più, molto di più!!! Significa cambiare radicalmente modo di pensare e di
agire!
Lo ripeto e non dovremmo mai stancarci di ripetercelo insieme. Fino a comprenderne il
senso. Insomma cambiare il modo di valutare tutto!
Poi Gesù, camminando sempre lungo le sponde del mare di Galilea "vede" due fratelli,
Simone detto Pietro e suo fratello Andrea che gettavano le reti in mare.
"Venite dietro a me e vi farò pescatori di anime!"
E' una chiamata urgente. Gli occhi di Gesù brillano di una luce irresistibile."Venite dietro a me!" 


Sottolineate questa espressione.

Il discepolo è chiamato sempre a stare "dietro" a Gesù, mai a camminarGli davanti!
Esaminiamoci un istante. Noi, che siamo cristiani e quindi discepoli di Gesù, quante volte siamo andati avanti a Lui? Lo abbiamo preceduto operando secondo i nostri criteri umani, agendo secondo i nostri disegni, anch'essi carnali.
Lo abbiamo preceduto perché pensavamo di saperne un po' più di Lui almeno su certe cose!
No! Il vero discepolo è sempre dietro a Gesù.
"Vi farò pescatori di uomini!" Il mare nella mentalità biblica aveva sempre una connotazione
negativa: era il luogo degli abissi dove regna il male, Gesù affiderà ai discepoli il compito di trarre l'uomo fuori dal male, dall'abisso dell'esistenza,
quando questa non è vissuta nella luce di Dio.
Questo è il senso della missione dei pescatori: il discepolo diventerà, solo se starà sempre
dietro al suo Maestro, un uomo capace di trarre dall'abisso il fratello per condurlo, attraverso
la Parola del Signore, alla salvezza. Il discepolo di Cristo, il vero cristiano, non teme le onde e
coraggiosamente le affronta, anche quando sono impetuose.
Le affronta nella forza nuova della Luce della Parola, Gesù Cristo. Ieri come oggi!
Poi, alla fine del nostro brano, Matteo riassume con tre verbi ciò che Gesù compie in favore
degli uomini. Egli è il primo pescatore in questo senso.
Insegna, predica cura! Ecco i tre verbi del "buon pescatore"!
Ed attraverso questa attività fa nascere una umanità nuova. Riflettiamo: Come discepolo
sono "avanti a Gesù?" nel senso che mi occupo delle mie cose a modo mio?
Sono pescatore anch'io oppure ho bisogno di essere ancora "pescato"?



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Dal Vangelo secondo Matteo 4, 18-22

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.


Parola del Signore


Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!


Commento di Padre Augusto Drago


Fratelli e sorelle, Festa di sant'Andrea, fratello di Simon Pietro, apostolo.
Morto martire nel 60 d.C. a Patrasso (Albania), su una Croce a forma di X.
Il suo corpo, prima fu portato a Costantinopoli, e poi dopo una crociata, il Cardinale di Capuano in Amalfi, fece trasferire il suo Corpo ad Amalfi dove tutt'ora riposano le sue spoglie mortali. Ma passiamo alla Parola di oggi. 

Il Vangelo ci riporta ai primordi della predicazione di Gesù.

Le sue prima parole, presentandosi davanti alla folla, furono: "Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino!". Nell'episodio del vangelo odierno ci viene ora detto in che cosa consista convertirsi. Abbiamo raccontato la chiamata dei primi quattro discepoli.
Fra questi c'è Andrea, fratello di Simon Pietro, che poi sarà chiamato, Cefa, Pietra sulla quale Gesù costruirà la sua Chiesa. Tutto il racconto ha il carattere della simbologia biblica.


Gesù inizia la sua missione sulle rive del mar di Galilea o di Tiberiade.
Tra Cafarnao, Betsaida e Corazain. Il mare nella Bibbia ha dei forti connotati negativi.
E' il luogo del caos, del disordine, della bruttezza, dello squallore.
Gesù sceglie come prima località da evangelizzare, proprio quella regione. Regione chiamata "Galilea delle genti", dove la presenza costante dei gentili dissacrava la terra che Dio aveva promesso e dato al suo popolo. Una terra dunque macchiata, marchiata con il marchio della negatività. Gesù è qui! E qui pronuncia le sue parole, forti e programmatiche: "Convertitevi..."


Ma cosa significa convertirsi ? La risposta ci viene dal testo del Vangelo di oggi. Gesù dunque camminava lungo il mare di Galilea.Vide due fratelli (Pietro ed Andrea), che gettavano le reti in mare: erano infatti pescatori. 

Il mare della Galilea rappresenta la vita caotica e disordinata, una vita che non conosce bellezza e calore di vita!
Due pescatori fanno il loro mestiere. Erano pescatori. Capiremo subito l'importanza di quest'annotazione.
Gesù disse loro: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". 

Fermiamoci un istante su queste parole. 

Venite dietro a me: è un invito a camminare dietro a Gesù, senza mai precederlo, come ogni buon discepolo nei confronti del suo maestro. Si tratta dunque di una chiamata al discepolato. E' come se Gesù dicesse: Venite, siate miei discepoli. La sua Voce dev'esser stata dolce e al tempo stesso irresistibile e fortemente attrattiva.


Qui abbiamo la forma completa della conversione: convertirsi significa, andare dietro a Gesù, ascoltando la sua voce che chiama dolcemente ma irresistibilmente, con una sonorità vocalica che penetra fino alle giunture delle ossa! Bella e forte la Parola di Gesù. "Vi farò pescatori di uomini!". Questo è uno snodo chiave.
Prima i due pescavano il pesce dal fondo del mare. Ma Gesù torna alla simbolica biblica ed è come se dicesse: vi farò uomini capaci di pescare dal mare tormentoso e disordinato della vita, gente che vive nel disordine del peccato e della confusione mentale e spirituale.
Vi farò pescare dal mare tormentato della vita uomini e donne per ricondurli alla bellezza creaturale, per ridare ad essi il senso della dignità di essere figli di Dio!
E questa diviene missione. Chi si converte veramente, attratto dalla soavità e dalla fermezza penetrante della voce di Gesù, non può non seguirlo veramente e fino in fondo. Chi si converte non può non seguire il Signore in tutte le sue esigenze. La conversione implica anche una chiamata: e la chiamata è sempre la stessa, pescare uomini e tirarli fuori dal mare tempestoso e cattivo, senza volto e senza dignità. 

Tirarli fuori per ricondurli alla vera bellezza. 

L'elemento determinante, poi, di questa chiamata, è lo stare con Gesù, condividerne l'esperienza. Si legge infatti nel Vangelo di Giovanni: "Se uno mi vuol servire, mi segua e dove sono io, là sarà anche il mio servo"
Gesù passa dalla nostra quotidianità ancora oggi e chiama.
La cosa che più sembra essere "scandalizzante" è che chiama uomini illetterati, senza cultura e senza capacità di parlare ed insegnare!
Che bello! Questo è il mistero di Dio: il mistero della sua Sapienza, perché appaia che la Sapienza non viene dagli uomini ma da Dio e dal suo Santo Spirito.
Chi affiderebbe una cosa preziosa al primo venuto, pezzente ed ignorante? Nessuno: sarebbe uno stolto! Eppure Gesù compie questo gesto. Affiderà a questi uomini la cosa più importante che possa esserci: il Regno di Dio per la salvezza.
Questo perché Dio ama la povertà e la piccolezza, e non i sapienti del mondo, ma i sapienti secondo la Croce.
Gesù, dicevamo, passa dal nostro quotidiano. Non ci chiede di abbandonarlo, ma di trasformarlo. I discepoli continueranno ad essere pescatori. Solo cambia l'oggetto della pesca: prima erano pesci, ora si tratta di uomini! 

E' la conversione che parla al nostro cuore, quel cambiare mentalità che si traduce in uno slancio d'amore vitale verso la grande ed inattesa novità. Più che una penitenza di mortificazione, si tratta di cambiare vita e darle dei nuovi connotati, quelli di Cristo Gesù.
“Ed essi subito, lasciarono le reti e lo seguirono....”


Che fascino deve aver avuto Gesù per far sì che quei due uomini avessero il coraggio di lasciare la barca e quindi il mestiere per guadagnarsi la vita, ed andare verso l'ignoto, dietro ad un uomo la cui Voce li aveva sedotti ?


Sì, la Voce di Gesù è la Voce stessa di Dio. E solo i cuori induriti, i cuori insensibili, i cuori dei ricchi riescono a resisterGli.
I poveri pescatori, no! Non resistono. Vanno dietro, senza nulla chiedersi, senza nulla domandare, solo armati dal fascino di uno sguardo e dalla dolcezza di una parola!
Miracoli che solo l'Amore può fare. Ancora oggi. 

Nel filmato che abbiamo visto poc'anzi, abbiamo visto passare uomini e donne, divenuti santi, uomini e donne che si sono fatti affascinare da Lui!
"Subito lo seguirono!" Subito. Senza porsi interrogativi.
Oggi ci direbbero: "aspetta, pensaci bene, non avere fretta, fai un buon discernimento...". Bene.
Ma l'amore quando chiama non sopporta ritardi ! Prontezza piena di gioia e di fascino, senza rimpianti. 

"Lo seguirono"!

Non è un semplice andare ad unirsi a Lui, ma si vuole indicare un rapporto di sequela: Gesù è il Maestro, Lui solo!. Gli altri sono seguaci.
Al versetto 21, la scena si ripete con i figli di Zebedeo: Giacomo e Giovanni.
Questi vengono colti dalla parola di Gesù non mentre sono a pescare, ma mentre rassettano le reti. Può essere un fatto significativo.
La chiamata alla sequela infatti non comporta solo il pescare uomini, ma anche riordinare la loro anima, riassettare la loro vita, riorientandola verso il Signore, verso la Bellezza della Luce.


Giacomo e Giovanni, rappresentano non più gli ordinatori di reti, ma di anime.
Qui appare un elemento nuovo. La figura del padre, Zebedeo. Un passaggio delicato ma importantissimo. 

Si tratta dell'aspetto affettivo.
Tanti legami, quando sono strettamente vissuti , ci allontanano della libertà interiore e ci legano .
Gesù invece è un portatore di libertà!
Giovanni e Giacomo, affascinati anche loro, lo comprendono:  oltre la barca essi 
lasciano anche loro padre.

Gesù più tardi lo dirà chiaramente: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me....". Occorre stare attenti ai legami affettivi.
Attenti: non si tratta di distruggere la capacità affettiva: essa è una componente importante della vita umana. 

Si tratta solo di darle delle priorità assolute. Gesù vuole essere il Primo!
Perché? Perché è Dio! Perché la sua Immagine è impressa in noi.
Perché gli siamo costati la sua vita, la sua Croce e il suo Sangue preziosissimo!
"Ed anch'essi subito, lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono!".
Che cosa li ha indotti a compiere questo gesto?
Certamente una forza che li ha attratti fino a lasciare loro padre solo in barca.
In quell'istante essi fanno una potentissima esperienza di Dio!


Fratelli e sorelle, alla sua chiamata bisogna essere pronti come un corridore che, con i muscoli tesi, attende al suo posto il segnale della partenza, con davanti a sè ben chiaro il percorso da superare e con lo sguardo fisso al traguardo!
Ecco: camminiamo anche noi, chiamati da "quella Voce" con lo sguardo fisso al traguardo!


Amen.



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Dal Vangelo secondo Matteo 5, 1-12a


Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli.


In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.

Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della
giustizia,
perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è
la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore


Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!


Commento di Padre Augusto Drago


Fratelli e sorelle, pace a voi. Domani, a Dio piacendo, apriremo il mese di Novembre
celebrando la solennità di tutti i santi.
Che cosa significa questa celebrazione?
Dobbiamo chiedercelo seriamente, anche perché, nella mentalità comune, questa celebrazione
altro significato non ha, se non quella di ricordare i santi, che durante l'anno liturgico non
hanno avuto una celebrazione propria, No! 

Invece domani celebriamo un grande mistero.
Ricordate cosa recitiamo nel Simbolo degli Apostoli ? Nell'ultima parte, verso la fine, professiamo:

"Credo la santa Chiesa cattolica, LA COMUNIONE DEI SANTI, la remissione dei peccati...la
vita eterna" Dunque celebrare i santi significa entrare dentro il mistero della Chiesa.
Essa, come ci ricorda il Catechismo della Chiesa universale al numero 954 e seguenti, ha tre
stadi: 
c'è la Chiesa pellegrina ancora nel mondo e che cammina nel tempo, aspettando il Suo Signore;

c'è la Chiesa di coloro che vivono in uno stato intermedio, in attesa di purificazione prima di
essere ammessi dinanzi al Volto del Signore.
Questa è la Chiesa "purgante" costituita da coloro che sono ancora nel "purgatorio" in attesa
di ulteriore purificazione.

C'è infine la Chiesa della Gloria: essa è costituita da coloro che già, pienamente purificati, sono eternamente ammessi alla visione beatifica di Dio.

Questi tre stadi del mistero della Chiesa non costituiscono tre "Chiese diverse": ma sono un
unica ed indissolubile Chiesa.
Da qui nasce quella che in ecclesiologia si chiama "Communnio sanctorum", la comunione
dei santi. Per mezzo del Battesimo tutti siamo stati santificati in Cristo perché ci siamo rivestiti di lui.
Ma questa santità, che già possediamo, và ricostruita giorno per giorno soprattutto attorno al mistero Eucaristico.
Conseguentemente c'è il cristiano in cammino e pellegrinante, bisognoso di essere sostenuto
nel suo cammino, c'è il cristiano che, lasciata questa terra di esilio, prima di essere ammesso
alla Gloria di Dio, ha bisogno di purificarsi. 
Questi cristiani hanno bisogno della preghiera
dei cristiani ancora itineranti. Poi c'è il cristiano, che già purificato, contempla il Volto della
Bellezza del Signore e diventa un orante che intercede per i fratelli ancora in cammino.
Questa è la Comunione dei Santi.
Domani celebriamo questo grande mistero: la comunione dell'unica Chiesa.
Se ne deduce che non può esistere una vera devozione ai santi senza prima sentirsi dentro
questa profonda comunione. Mi piace moltissimo questa solennità: sento vibrare nel mio
cuore la gioia dell'unità della Chiesa nel suo mistero di luce e di salvezza. Cristo stà al centro
di questo mistero: Lui e solo Lui è la gloria della Chiesa. Detto questo, per me molto necessario per vivere bene la solennità di domani, vorrei aggiungere altre interessantissime considerazioni.
Chi sono i santi? Quelli che sono già in cielo e contemplano il Volto di Dio?
Certo! Ma non solo essi.
Tutti noi siamo chiamati, in virtù del Battesimo a divenire Santi ad imitazione del Santo che ci
ha chiamati. Dunque domani celebriamo anche il ricordo della nostra chiamata alla santità.
Quelli che hanno raggiunto ormai la meta, in cielo, diventano non solo i nostri intercessori, ma
diventano anche il "modello" su cui modellare il nostro cammino. Essi sono icone di santità davanti alle quali siamo chiamati a ricordare l'urgenza di diventare quelli che loro già sono. La santità allora comincia su questa terra.
La strada ci è indicata dalla grande pagina del Vangelo: quella che domani proclameremo,
quella delle Beatitudini.
Camminando su quella via, quella delle Beatitudini del Regno, arriveremo, già fin da adesso a
costruire la nostra santità. I santi non sono solo quelli che vengono "ufficialmente proclamati
tali dalla Chiesa", ma anche quelli che già fin da questa terra spargono nel mondo il buon odore di Cristo.
Fratelli e sorelle, soltanto i santi, quelli che hanno abbracciato le Beatitudini come programma di vita, cambiano il mondo. Essi rigenerano l'umanità.
Essi sono capaci di cambiare il corso delle cose.
Essi segnano le grandi svolte della Chiesa terrena, rivelandone il Volto.
I Santi salvano la Chiesa dalla mediocrità, la riformano, la indirizzano verso ciò che deve
essere. I pagani di oggi non potranno essere evangelizzati che dai santi, gli uomini e le donne
delle Beatitudini.
Non c'è Parola più forte per fare udire ai sordi La Parola, non c'è luce più splendente per far
rivedere agli occhi il Sole!
I Santi, gli uomini e le donne delle beatitudini, sono rimasti i più umani tra gli uomini,poiché la luce di Cristo ha penetrato la loro umanità.
Giovanni Paolo II, un giorno, durante un raduno di giovani, lanciò un grido: "Diventate santi per la gioia di Dio e la felicità degli uomini!""Non abbiate paura di diventare santi !"
I santi, uomini e donne delle Beatitudini, sono il Vangelo in carne ed ossa.
La loro luce penetra la mia carne come diceva uno scrittore russo esiliato in Francia:
"Visto dall'alto, un santo è tutto intessuto di luce, visto dal basso, non cessa mai di lottare!"
In questa maniera le beatitudini passano dalla partitura scritta all'oratorio cantato, come
affermava Daniel Ange, alla danza della vita.
Ognuno con il suo strumento, nell'immensa orchestra della Chiesa.
Essi, uomini e donne delle Beatitudini, traspongono il tema unico musicale nella vasta gamma del quotidiano.
Fratelli e sorelle, vuoi essere tu, voglio essere io, donna uomo delle beatitudini?
Aspettando cieli nuovi e terra nuova, per prepararne l'avvento, affrettarne il Giorno:
noi non saremo dei santi isolati, diventeremo santi insieme. E per diventarlo canteremo, ascolteremo, veglieremo: la preghiera non si estingue. 
Staremo di guardia, profetizzeremo, testimonieremo: La verità non si avvizzisce.
Noi giocheremo, danzeremo, ameremo:
L'amore non è mai stanco! Tutto questo lo vivremo come fanciulli. L'avvenire, quello di Dio e quello degli uomini, non spetta ai fanciulli.
Riceveremo la nostra infanzia nuova: l'infanzia non appassisce. 
La gioia di vivere le Beatitudini ce la scambieremo gli uni gli altri. La doneremo a Dio.
Non deluderemo la sua speranza. La soddisferemo a pieno. Lasceremo che ci riempia: la santità non si sciupa! E regale sarà la nostra gioia!
Per conservarla, la trasmetteremo: la gioia non invecchia! Un giorno, in Dio, saremo come Lui, santi: Gioia eterna!
Fratello e sorella, affascinate tutto questo! Facciamoci attrarre da questa bellezza, da questa
chiamata. Diventiamo uomini e donne delle Beatitudini e domani, celebrando la nostrta festa,
celebreremo anche la possibilità di diventare anche noi santi, oggi, adesso! 

Amen.


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Dal Vangelo secondo Matteo 5, 13-16



In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? 
A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».


Parola del Signore 

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!

Commento di Padre Augusto Drago


Questa Quinta Domenica del Tempo Ordinario, ci raduna, in anteprima, intorno alla Parola che domani sarà solennemente proclamata.
Il discorso sulle Beatitudini ha introdotto, come abbiamo visto la settimana scorsa, il grande discorso della montagna. 
Il brano che commentiamo questa sera è l'inizio vero e proprio di questo discorso. Gesù promulga, a partire dalle Beatitudini, la grande legge del Regno.
Comincia con il definire chi sia il vero discepolo.
In che cosa si caratterizza il vero beato. Ed ecco che nel nostro brano Gesù definisce i discepoli e la loro missione. Gesù impiega una serie di immagini. 
Li indica prima di tutto come "il sale della terra". Tale innanzitutto deve essere il discepolo, il cristiano.
Sono molte le funzioni del sale. 
La prima e la più immediata è quella di dare sapore ai cibi.
Fin dai tempi antichi il sale è diventato per questo il simbolo della sapienza e della saggezza.
Anche oggi si dice, nel parlare comune che una persona ha " sale in testa", quando parla in modo saggio oppure una conversazione è "senza sale" per indicare quanto sia noiosa. Intesa in questo modo l'immagine indica che i discepoli devono diffondere nel mondo una saggezza capace di dare sapore e significato alla vita. Senza la sapienza del Vangelo, senza la sapienza delle Beatitudini, che senso avrebbero la vita, le gioie e i dolori, i sorrisi e le lacrime, le feste e i lutti? Colui che è imbevuto del pensiero di Cristo, vera sapienza di Dio, assapora le gioie, introduce nel mondo esperienze di felicità nuove e ineffabili.Offre agli uomini la possibilità di sperimentare la stessa beatitudine di Dio. 
Il sale non serve solo a dare sapore ai cibi, è usato anche per conservare gli alimenti, per impedire che divengano avariati.
Il cristiano è sale della terra: con la sua presenza con la quale è chiamato ad impedire la corruzione,
a non permettere che la società si disgreghi, ad impedire che lo stesso vivere umano non sia guidato da principi malvagi. Egli sta attento che nessuno si decomponga e vada in disfacimento. 
Il cristiano dà sapore di sapienza divina al mondo, e conserva la vita della società nella forma voluta da Dio e sta attento a che non si corrompa. Compito arduo, certo: ma è la missione di Gesù affidata ai suoi discepoli ieri come, soprattutto oggi! Ma dov'è il cristiano capace di distinguersi dalla folla anonima e quindi capace di dare luce al mondo? Ce ne sono?
Sì, per grazia di Dio, pochi, ma ce ne sono! 
Tra questi potresti esserci anche tu, fratello e sorella: basta avere il coraggio di prendere sul serio le Parole del Divino Maestro e con esse, succeda quel che deve succedere, diventare profeta di salvezza. Cristiani che con la loro saggezza, sappiano prevenire la decomposizione della società e dell'uomo con la sola forza della loro fede!
Tali siamo chiamati ad essere. Una chiamata imperiosa, urgente, imprescindibile!
Sì, per grazia di Dio, ci sono questi cristiani. 
Sono poveri, semplici, non fanno chiasso, non si mostrano, non parlano a vanvera sbandierando la loro fede, per poi smentirla con la vita. 
Il loro parlare è il silenzio della Parola che parla da sola: con la Vita! In un tempo in cui si parla troppo, forse abbiamo dimenticato che essere sale della terra significa diventare uomini e donne della meditazione silenziosa, della Parola vissuta ma non ostentata, della Verità mostrata ma non imposta.
Nell'antichità, il sale era usato anche per confermare l'inviolabilità dei patti.
I contraenti compivano il rito di consumare insieme pane e sale o sale soltanto.
Questo accordo solenne era detto "alleanza del sale".
E' chiamata, per esempio con questo nome, l'Alleanza eterna stipulata da Dio con la dinastia di Davide (Secondo Cronache 13, 5).
I cristiani sono sale della terra anche in questo senso. Testimoniano l'indefettibilità dell'Amore di Dio in Cristo Gesù. 
Attenti a non diventare insipidi, ci dice il Signore!

Cristiani incolori, senza autorità, senza forza: anonimi! Di tali cristiani il Signore ed anche il mondo non sanno che farsene! Non hanno forza di cambiare né se stessi, né tanto meno il mondo!
E tu, fratello, sorella, a riguardo, cosa diresti di te stesso? Ed io, cosa direi di me stesso? La seconda funzione affidata ai discepoli è quella di essere città posta sul monte. Il richiamo di Gesù è un famoso testo di Isaia, dove si annuncia che il monte del Tempio del Signore "sarà eretto sulla cima dei monti, sarà il più alto dei colli e ad esso affluiranno tutte le genti (Isaia 2, 2-5). Da ora in poi, assicura Gesù, non sarà più Gerusalemme che i popoli guarderanno, ma le comunità cristiane, le comunità dei suoi discepoli. Saranno loro ad attirare gli sguardi ammirati degli uomini. Questo avverrà solo se avranno il coraggio di impostare la vita sulle sue Beatitudini.
Collegata all'immagine del monte c'è quella della luce. Chiamando i discepoli "Luce del mondo", Gesù dichiara che la missione affidata da Dio ad Israele era destinata a continuare attraverso di loro. Sarebbe apparsa in tutto il suo splendore nelle loro opere di amore concrete e verificabili.
Si è luce solo quando si opera nell'Amore e attraverso l'Amore. La prova, infatti, che gli uomini sono stati raggiunti da questa luce si avrà quando essi daranno gloria al Padre che sta nei cieli.
L'ultima immagine è davvero deliziosa: veniamo introdotti nell'umile dimora di un contadino dell'Alta Galilea: alla sera si accende in quella casa una lampada di terracotta ad olio, la si pone su un supporto di ferro e la si colloca in alto, in modo che possa illuminare anche gli angoli più oscuri della casa. A nessuno passerebbe per la mente di nasconderla sotto un vaso! L'invito di Gesù è a non occultare, a non velare le parti più impegnative del messaggio evangelico, come spesso sta avvenendo oggi, anche da parte di alcuni sacerdoti. 
I discepoli non devono preoccuparsi di difendere o di giustificare le proposte di Gesù. 
Nemmeno devono annacquarle. 
I discepoli non devono essere preoccupati di difendere e di giustificare le proposte di Gesù. Devono solo annunziare, senza paure, senza addolcimenti, senza il timore di venire derisi o perseguitati.
I discepoli saranno per gli uomini come una lampada che " brilla in un luogo oscuro, finché non sorga il giorno e si levi la stella del mattino", come scrive Pietro ("Pietro 1, 19).
Fratello e sorella: cosa ne pensi della tua e nostra vita cristiana. Pensi che la stiamo realizzando dentro questo quadro che Gesù ci mostra ?



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Dal Vangelo secondo Matteo 5, 17-37



Così fu detto agli antichi; ma io vi dico.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad
abolire, ma a dare pieno compimento. 
In verità io vi dico: finché non siano passati
il cielo e la terra, non passerà un solo iota
o un solo trattino della Legge, senza che
tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà
uno solo di questi minimi precetti e
insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà
considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà
considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non
supererà quella degli scribi e dei farisei,
non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi:
“Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà
essere sottoposto al giudizio”. 
Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio
fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. 
Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà
destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a
riconciliarti con il tuo fratello e poi torna
a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 
In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio
con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 
E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo,
tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate
affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché
non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».



Parola del Signore.

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!


Commento di Padre Augusto Drago


Il discorso della montagna, comincia a prendere quota! Dopo l'introduzione, il discorso sulle
Beatitudini e dopo aver definito i suoi discepoli, sale della terra e luce del mondo, adesso Gesù affronta un tema cruciale: il tema della legge del Regno di Dio.
Si tratta forse di una cosa assolutamente nuova che abroga la vecchia legge ?
Si tratta di andare contro quello che hanno detto i profeti ? No, di certo.
Al suo tempo il profeta Geremia aveva profetato dicendo "Oracolo del Signore: tempi verranno in cui Io, Il Signore, porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore" - (Geremia 33, 33).
Il Profeta parla non tanto di una legge nuova, ma di una legge riscritta non più su tavole di
pietra, ma in un luogo ben preciso: il Cuore.
Il cuore centro vitale dell'uomo, luogo delle
comprensioni più profonde e più interiori. 
Ciò che aveva predetto Geremia si compie adesso,
con Gesù. Egli non propone una legge nuova. Gesù infatti dice: non sono venuto ad abolire la legge e i
profeti, ma a portare a compimento pieno". 
Che significa a portare compimento pieno?
Significa che Gesù dona adesso un senso nuovo alla legge e agli stessi Profeti, cioè all'Antico
Testamento, il senso nuovo è Lui stesso.
Egli, per così dire, "trasgredisce" la Legge ed i Profeti, cioè va oltre, fa un balzo in avanti.
In avanti verso dove? Paolo nel Capitolo 8 della lettera ai Romani parla di una legge dello
Spirito che dona vita (Romani 8, 1). Ecco è quello che fa Gesù: non tocca né uno iota né un solo trattino della legge, ma ne sposta il significato più oltre, più avanti.Verso dove? Verso un'interiorità finora inesplorata. L'interiorità del cuore!
Non più una legge scritta su una tavola di Pietra ma scritta dentro un cuore che è il luogo dove tutto acquista un senso. Ecco: Gesù è il senso e il significato nuovo della legge.
Egli non solo si presenta come un nuovo Mosè che riceve le tavole della Legge dalla mano di Dio ma Egli stesso si manifesta come Dio, quando per ben quattro volte dice: "Ma io vi dico!
Solo Dio, autore della Legge può parlare in questo modo!
Gesù dunque compie una rivelazione di sé: 
Egli è Dio! E può portare un significato nuovo alla
legge. Qual è questo significato?
Per farcelo comprendere Gesù porta quattro tipici esempi:


La Legge che vieta di uccidere,
La legge che vieta l'adulterio,
La legge che vieta il divorzio,
ed infine la legge che proibisce il giuramento.

Uccidere non significa semplicemente togliere la vita ad una persona.
Si può uccidere in tanti modi: calunniando, adirandosi contro il fratello, odiandolo, dirgli
Stupido, ecc.
Ecco la legge che è ricondotta ad un comportamento di vita, ad un'etica ed ad una spiritualità che va oltre la lettera e che giunge allo spirito e al cuore dell'uomo.
La novità è dunque l'interiorizzazione della legge medesima. Gesù va oltre la parola scritta:
va dritto al cuore dell'uomo.
Tanto importante questo passaggio che, il perdono da dare al fratello che io ho ucciso odiandolo o giudicandolo, è più importante della stessa preghiera.
"Se stai per offrire un sacrificio all'altare e ti ricordi che non hai perdonato tuo fratello,
lascia il sacrificio, va e riconciliati con tuo fratello...!" Che passaggio epocale! 
Pensate, fratelli e sorelle che quando un pio Israelita recitava la grande preghiera dello Shemà Israel, non poteva muoversi nemmeno se un serpente gli stava mordendo un piede o una gamba! Al di là del ritualismo, Dio vuole essere servito ed amato nell'uomo.
La stessa cosa, vale a dire la legge dell'interiorizzazione, vale per gli altri tre aspetti. Bisogna ricordare, sembra dirci Gesù, che l'uomo è prima di tutto cuore: è quello il luogo dove la legge
diviene amore!
San Giovanni nella sua prima lettera scrive: chi non ama il proprio fratello è un omicida!
E' un senza cuore come Caino!
Gesù allora fa fare un balzo in avanti all'antica legge: essa non è abrogata, ma rinnovata.
Da legge scritta diventa legge dello Spirito, e lo Spirito è l'Amore. Gesù ci parla quindi di una libertà più profonda: la libertà delle intenzioni, del desiderare il bene del fratello.
Non basta non compiere azioni malvagie per essere buoni cristiani!
Uno potrebbe non commettere atti contro la legge di Dio, ma avere nel cuore intenzioni negative:
quali per esempio l'adirarsi, l'offendere, il giudicare, l'avere desideri di concupiscenza, il guardare con pensieri impuri una donna. 
Non basta non commettere l'azione di tradire il coniuge: c'è un adulterio dell'intenzione, commesso con gli occhi e i desideri. "Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio nel suo cuore!" C'è, in contrapposizione all'azione dell'adulterio, un adulterio del cuore, nutrito dalle
intenzioni malvagie.
La stessa cosa vale per il giuramento: Perché giurare ? Basta essere semplici e trasparenti:
"Il tuo parlare sia "sì, sì," e "no" "no".
Ogni parola che non crea comunione non merita di essere chiamata "Parola"!
Trasparenza e sincerità del cuore sostituiscono il giuramento!
Certo, l'invito di Gesù, rispetto all'Antico Testamento, è più esigente e radicale: dobbiamo
andare alla radice delle nostre decisioni che sono nel cuore: l'esortazione a cavarsi l'occhio e
gettarlo via da noi, come anche a tagliarsi la mano e gettarla via, è espressione chiara, anche se iperbolica, del nuovo orientamento proposto da Gesù.
Devi togliere tutto quello che ti è di inciampo al cammino del cuore e dello Spirito.
Diversamente la Legge non ti salverà e non ti farà crescere come uomo!
Non possiamo limitarci solamente ad astenerci da azioni peccaminose, ma dobbiamo iniziare il
lavoro più difficile: l'educazione del cuore e delle sue intenzioni!
Questo stasera ci dice Gesù!
Ne sei convinto, fratello e sorella ?



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Dal Vangelo secondo Matteo 5, 38-48




In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».


Parola del Signore 


Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!


Commento di Padre Augusto Drago


"Ma io vi dico!"
Per altre due volte, in questa pagina evangelica, che proclameremo domani VII Domenica del Tempo ordinario, risuona questa parola del Signore.
Ma io vi dico: parola rivelatrice dell'identità divina di Gesù e della sua comunione con il Padre.
In Lui tutto si compie e da Lui tutto incomincia.
Abbiamo ascoltato domenica scorsa l'interpretazione di Gesù su quattro testi legislativi della Prima Alleanza. Nel Vangelo di domani, e che commentiamo questa sera, Gesù ci presenta altre due interpretazioni riguardanti altri due casi.
Potremmo titolare quanto ci viene detto questa sera in questa maniera: "A piccoli passi verso una meta irraggiungibile!"
Sì, perché Gesù ci indica una meta irraggiungibile ed anche un percorso difficile.
Ma nessuno si scoraggi: la Sua grazia ci guida e la sua Parola ci sostiene.
In particolare il Vangelo che proclamiamo in questa domenica ci indica in che cosa il cristiano deve essere diverso dalle altre persone. Non basta essere brave persone, solidali, etiche, moralmente “ a posto" per essere cristiani e discepoli di Cristo. Infatti la sua Voce ci ripete con inquietante urgenza:
"Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avrete? Non fanno così anche i pubblicani ?
E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?
Non fanno così anche i pagani?" Il cristiano deve avere una marcia in più.
La consapevolezza che il Dio annunciato da Gesù è il Dio dell'Amore e non solo quello della giustizia. E' un Dio misericordioso, che ci chiede di sperimentare in prima persona la carità verso i fratelli, cioè verso tutti. Torniamo al testo adesso
Gesù riprende il tema lasciato in sospeso domenica scorsa.
"Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio, dente per dente...." Egli sta citando la famosa legge del taglione (Esodo 21-24). Questa legge mirava a non compiere vendette per il male ricevuto a proprio piacimento. Aveva un valore equilibrante. 
La vendetta era lecita solo se era equivalente all'offesa ricevuta. Se uno ti rompeva un dente, tu potevi essere autorizzato a togliergli il suo.
O se ti cavava un occhio, tu potevi fare altrettanto.
Ma Gesù va oltre, molto oltre: "Ma io vi dico:" Non opporti a chi ti fa del male.
Ed ecco il famoso detto: "a chi ti colpisce la guancia destra, tu offri l'altra guancia!"
Possibile, Signore?
Se qualcuno ti costringe ad andare al tribunale, tu, fai trionfare la giustizia in un altro modo: mettiti d'accordo con lui!
Possibile Signore ?
E se un altro ti costringe ancora a fare un miglio con lui, non opporti, tu fanne anche due!
Possibile Signore ?
"Buoni sì, ma non stupidi!" dice un proverbio. 
Ci vuoi così Signore?
No, di certo. In realtà ciò che Gesù esige dai suoi discepoli è la disposizione interiore ad accettare l'ingiustizia, a sopportare l'umiliazione, piuttosto che reagire facendo del male al fratello.
Alle volte si innesca un circolo vizioso tra offeso ed offensore: è un circolo diabolico: offesa- violenza. La violenza tuttavia chiama altra violenza.
Se alla violenza si reagisce con un'altra violenza, non solo non viene eliminata l'ingiustizia subita, ma si innesca un meccanismo diabolico inarrestabile che alimenta odio, rancore e spirito insaziabile di vendette.
Un circolo che si arrotola su sé stesso. Cose che spesso stanno sotto gli occhi di tutti.
Signore che cosa chiedi ai tuoi discepoli?
Niente di più e niente di meno di quello che tu stesso hai vissuto.
Tu hai conosciuto l'ingiustizia perpetrata su di te, un'ingiustizia inarrestabile.
Come hai agito? Con l'essere indifeso ed inerme. Non hai mai invocato vendette né richiesto giustizia!
Avevi il Padre che è nei cieli che ti proteggeva. 
E tanto ti bastava. E a noi, tanto basta ?
Signore, aiutaci a rinunciare a farci giustizia con la vendetta e con l'odio che si prolunga poi di generazione in generazione.
L'odio si tramanda da generazione in generazione: consuma, distrugge, è foriero di morte.
Signore rendici inermi e donaci la pace del cuore.
Dacci di sapere reagire davanti alle ingiustizie con un cuore di fanciullo, semplice.
Tu stesso hai detto: "Beati i miti, perché possederanno la terra!"
E' difficile, tu lo sai quanto, Signore.
Dacci almeno il desiderio e la forza di lottare contro i pensieri di violenza e di rabbia.
Donaci il tuo Amore.
Fratello sorella, l'unico modo per interrompere il ciclo diabolico offesa-violenza è il perdono.
Se alla violenza si reagisce con un'altra violenza non si finisce più.
Difficile, sì, Signore!
Come fa a perdonare una mamma ed un padre quando viene loro ucciso, o tolto e rapito un figlio o una figlia? Come si fa a perdonare quando gli altri mi emarginano, mi offendono, mi calunniano, mi deridono, mi tolgono la dignità di persona, mi violentano.
Signore è difficile!
Lo vuoi per davvero?
Come fare? Sì, certo, l'unica via è l'Amore.
Come si fa, tuttavia ad amare, in quelle circostanze, quando tutto viene offuscato nella mente ed il cuore si trova in tumulto? Non si comprende più niente. Si ascolta solo il grido furioso della giustizia a tutti i costi.
E' stato detto, ma Io vi dico..." Le tue parole sono sante, vere e giuste. Ma Tu conosci le nostre impotenze: vieni a guarirci, a sanarci: vogliamo essere tuoi e non separarci da te.
Vieni a placare l'arsura che mette nel cuore lo spirito della vendetta e del non perdono.
Vieni a cancellare gli odi, tutti gli odi che mi hanno diviso dagli altri e che hanno causato solo mali nella mia ed altrui vita ! 
E Tu Signore, mi rispondi con una Parola Altissima ed impossibile: "Siate perfetti, come il Padre vostro dei cieli è perfetto"!
In che cosa consiste questa "Perfezione?" Gesù ci fai venire le vertigini.
Infatti, ci dici che non solo dobbiamo amare i nostri nemici, ma anche di pregare per loro.
Tu lo facesti dall'alto della Croce: "PADRE PERDONA LORO, NON SANNO QUEL CHE FANNO!"
Eppure è così: in queste tue parole io trovo l'apice dell'etica cristiana.
E' la ricerca dell'Amore gratuito ed incondizionato, che non si aspetta alcun contraccambio.
L'Amore che, come quello di Dio, raggiunge anche chi fa del male.
Allora comprendo perché ci indichi una meta altissima: irraggiungibile umanamente, quella della perfezione del Padre.
Il Padre è perfetto, perché è l'Amore assoluto e pieno, in ogni senso.
Come potremo arrivare al Padre ? Solo attraverso di Te, come una rinnovata scala di Giacobbe che poggia la base nella terra del nostro odio e giunge alla sommità nel cuore del Padre.
Tu ci aiuti a salire, con difficoltà, gradino dopo gradino. Ma come è difficile.
Ma tu ci spingi con la tua Mano dolce e sostenitrice.
E quando finalmente avremo raggiunto la sommità, avremo capito che cosa sia veramente il Volto dell'Amore, il Volto della Bellezza. 
Allora comincerò, a pregare con il cuore per i miei nemici, li cercherò dirò loro: ho visto la Luce, la perfezione, la vera santità di cui ci parla la prima lettura: "Siate santi come è santo il Signore vostro Dio".
Essere santi, significa essere creature di amore.
Non importa fare miracoli, non importa fare cose straordinarie: importa solo amare.
Non è difficile allora raggiungere questa vetta impossibile dal punto di vista umano, Signore Gesù, adesso, non più: tu ci hai reso suoi figli, tu ci hai dato l'accessibilità al Volto del Padre, tu ci hai accostato alla sua capacità infinita di essere Amore. Posso esserlo anch'io. 
Un figlio non somiglia al Padre ?

Tu Gesù, Figlio eterno del Padre, sei la sua perfettissima Icona, noi, resi Figli da Te, ora possiamo essere sicuri di assomigliarGli, perché ne portiamo il sigillo di filiazione parentale: da Lui siamo nati attraverso il tuo sangue!
Siate perfetti come è perfetto il Padre che è nei cieli! Grazie Gesù: ora so che con te e solo con te, è reso possibile ciò che di per sé è impossibile!
Com'è bello allora che i fratelli stiano insieme, gridiamo dunque con il Salmo!
Sì è bello perdonare, è bello riscoprire le fonti dell'Amore, è bello essere belli della tua Bellezza. 

Amen


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Dal Vangelo secondo Matteo 6, 24-34



In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l’altro. 
Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito ? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. 
Non valete forse più di loro ? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita ?
E per il vestito, perché vi preoccupate ? 
Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede ?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo ? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo ?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».



Parola del Signore 

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!


Commento di Padre Augusto Drago

Leggendo il brano del Vangelo di questa domenica VIII del Tempo Ordinario, per prima cosa mi vengono in mente due brani dell'Antico Testamento:
Il primo è il Salmo 131 là dove il Salmista dice: "Sono tranquillo e sereno, come bimbo appena svezzato, nelle braccia di sua madre".
Sì, se siamo abbandonati al Signore, ma veramente abbandonati, ci sentiamo tranquilli e sereni.
Il secondo brano è l'inizio della prima lettura di domani: Isaia 49, 14-15 Sion ha detto: "Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato". Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere ?
Anche se queste donne si dimenticassero, Io invece non ti dimenticherò mai!"
Questi due brevi brani dell'Antico Testamento, mi pare che ci danno, sia pure in filigrana, il senso della pagina evangelica.
Che cosa infatti ci dice questa pagina ? Ci dice che Dio, il nostro Dio, esce in qualche modo dalla sua eternità, per entrare nel nostro tempo. 


Il Figlio di Dio si è fatto uomo.
Allora è bello credere ad un Dio che per amore, sceglie di avere tempo per ciascuno di noi !
Tanto tempo di attenzione amorosa da non dimenticarsi di essere un Dio provvidente.
Ecco: la Provvidenza, mi pare il filo conduttore dell'intero brano.
Occorre avere fede nella Provvidenza di Dio, di quel Dio che dedica tutto il suo "tempo" per l'uomo: per me, e te fratello e sorella!
Dio è il punto di riferimento dei pensieri, delle azioni della vita dell'uomo e vuole essere amato con tutto il cuore. Ma non esiste un amore che non sia scelta ! L'Amore non nasce da una necessità, ma da un'attraente scelta.
Per questo il brano ci mette dinanzi l'imperativo della scelta: o il Dio Provvidente o il denaro schiavizzante. Quanti “dei”ci sono nella nostra vita?
Possiamo dire davvero di avere scelto ? 
Dico "veramente" !
Per amore del denaro bisogna essere disposti a rinunciare alla propria dignità, ad ingannare, a rubare, a rovinare gli altri, a perdere le amicizie, a trascurare persino la moglie e i figli, bisogna essere pronti persino ad uccidere! Così accade a chi si fa schiavo di mammona !
Dio invece è Amore provvidente. Fare la scelta di vita per Lui, è compiere una scelta di libertà e al tempo stesso accogliere tutto il tempo che l'Amore del nostro Dio ci dedica nel non farci mancare il necessario. Ma questo avviene solo mediante una scelta che non può essere che una scelta di fede.
Qui la fede sta proprio come fiducia, abbandono nelle mani della Provvidenza.
Siamo suoi figli: se una madre non abbandona il proprio figlio, tanto più il Padre, che è nei cieli e che ha tempo per noi, non ci abbandona nelle strada della vita.
Nessuno può servire due padroni ! Noi, spesso, vorremmo tenerceli tutti e due! Convinti che quello che non ci concede l'uno, ce lo concederà l'altro.
Ma i due, Dio e mammona, non sono soci, per così dire, soci in affari.
Sono antagonisti, non possono stare insieme nel cuore dell'uomo.
Essi danno ordini opposti! Il Padre che è nei cieli ripete: "Ama, aiuta il tuo fratello!".
Il denaro dice: "Sfrutta il povero, non dare nulla gratuitamente, non preoccuparti affatto di chi è nel bisogno!
Allora quale padrone scegliamo ?
Se poi, fratelli e sorelle, guardiamo le immagini con cui è presentata la premura di Dio nei confronti delle sue creature, esse sono davvero deliziose .
Gli uccelli del cielo, i gigli del campo. Immagini belle e delicate.
Per dirci che Dio è il Padre Provvidente. 
Lo ripeto: è bello avere un Dio che ha tempo per noi!
Un Dio che si prende cura del nostro oggi.
Un Dio che ci dice "Non affannatevi per il domani"! Ma come non affannarci, Signore?
C'è chi per domani non ha più di che sfamare la propria famiglia: ha perso il posto di lavoro!
C'è chi per domani non ha più un soldo e non sa come sfamare i propri figli!
E Tu Signore ci dici di non affannarci?
Sì! Ma noi vogliamo accettare nella fede questa sfida di amore per te e per la tua Provvidenza.
Ci inviti, per superare i nostri affanni, a guardare verso l'alto, verso il Padre celeste, verso il Dio che ha tempo per noi. Ci fai capire che è importante fidarci di Lui: punto e basta !
Perciò concludi, Signore, dicendoci di cercare per prima cosa il Regno di Dio e la sua giustizia,
tutte le altre cose ci saranno date in sopraggiunta.
Parole belle, ma difficili da mettere in pratica. Occorre una fede veramente grande!
Cosa che non tutti abbiamo, purtroppo! 
Allora Signore?
Io non ti abbandono! Così ci dici per bocca del tuo profeta Isaia !
Credo in questa tua stupenda ed impegnativa parola! Credo con tutto il cuore e con tutta l'anima. A ciascun giorno basta il suo affanno Un affanno che viene colmato dalla certezza che tu mi stai dedicando il tuo "tempo", un tempo di amore, di fiducia e di abbandono in te.
Signore, facci grazia di riconoscere la tua presenza amorosa ed il "tempo" che hai per noi, e saremo nella pace, anche in mezzo ad ogni tribolazione. 


Amen

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Dal Vangelo secondo Matteo 7, 21-27



La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia.In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.

In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome ? 
E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni ? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi ?
Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità !”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».


Parola del Signore

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!

Commento di Padre Augusto Drago


La pagina del Vangelo di Matteo che commenteremo questa sera, e che proclameremo domani durante la Liturgia Eucaristica è la conclusione del grande discorso della Montagna, iniziato da Gesù al capitolo 5. Gesù aveva parlato con radicalità assoluta e sconvolgente. 
Le beatitudini, la condanna del divorzio, dell'accumulo e dell'idolatria, l'idolatria del denaro, la richiesta di porgere l'altra guancia di amare il nemico, di essere perfetti come il Padre celeste. Tutto questo sorprende i suoi ascoltatori che ne sono rimasti stupiti. 
Tutto questo ha stupito i suoi ascoltatori, ma li ha anche sconcertati e in qualche modo anche
smarriti. La loro reazione non è diversa da quella dei cristiani ai quali Matteo scrive il suo Vangelo. La loro reazione non è diversa da quella dei cristiani ai quali Matteo scrive il suo Vangelo, ma non è diversa nemmeno da quella di tanti cristiani di oggi. Per tutti il vero pericolo è quello di rimanere soltanto ascoltatori, ammiratori del Maestro, senza avere il coraggio di porre in pratica quanto Egli ha detto ! Ecco la ragione per cui Gesù
conclude dicendo: "Non chiunque mi dice "Signore Signore, entrerà nel Regno dei cieli, "Non chiunque mi dice "Signore Signore" entrerà nel Regno di Dio"! Ma solo colui che compie la Volontà del Padre mio! A chi si rivolge Gesù ?
Certamente ai discepoli, ai discepoli di ieri e di oggi: dunque anche a noi ! Spesso si infiltra dentro non pochi discepoli di Gesù ed anche in noi la convinzione che basti un'adesione formale, a Cristo e al suo Vangelo, è sufficiente, pensano, l'adempimento dei riti e delle devozioni per entrare nel Regno dei cieli !
Gesù non denuncia certo le piccole o grandi incoerenze, le debolezze e le fragilità dei discepoli:
esse sono presenti anche nella vita dei santi ! 
Gesù denuncia con forza la falsa sicurezza di chi
pensa di credere nascondendosi dietro le propri devozioni, profezie e miracoli.
Per non pochi cristiani i miracoli costituiscono la conferma inoppugnabile della santità di una
persona. E' una convinzione diffusa!
Ma Gesù afferma che non si può fondare la fede solo sui miracoli o sulle profezie. 
Anzi chi compie miracoli, annunzia la Parola o profetizza, senza prima aver compiuto fino in fondo la Parola del Signore, costui vive una fede vana! 
I miracoli, le profezie, la predicazione non sono
necessariamente prove della fede del discepolo. 
La prova vera è l'ascolto della Parola dove è
contenuta la Volontà di Dio !
"Abbiamo profetato nel tuo nome, e cacciato i diavoli nel tuo nome e compiuto molti miracoli..." Terribile risposta di Gesù: " Non vi ho mai conosciuti...! Vale a dire: "avete operato tutto questo senza essere uniti a me, senza essere in comunione con me ! Vi siete illusi: ma io non vi conosco ! 
Gesù misconosce coloro che non non sono uniti a Lui e alla sua Parola. Misconosce coloro che si servono del suo Nome, per farsi grandi attraverso le profezie o i miracoli. 
Costoro raggruppano cercatori di emozioni attorno alla loro persona. Lavorano per il proprio "Io e non per il Signore. 
Si servono del Signore, ma non servono il Signore. "In verità io non vi conosco!" Terribile condanna, fratelli e sorelle! Per far comprendere tutto questo, Gesù porta una significativa parabola.
Due uomini: uno saggio e l'altro stolto, decidono di edificare una casa. Il primo la edifica sulla roccia. Il secondo sulla sabbia. Si abbatte subito una grande tempesta: pioggia e vento, fiumi in piena...
La prima casa, quella costruita dall'uomo sapiente resiste perché è costruita sulla Roccia.
La seconda invece viene trasportata via dalla corrente impetuosa dell'acqua.
Il riferimento è chiaro. Gesù ci proietta al Giudizio di Dio. Quando saremo al Suo cospetto.
La tempesta, il diluvio, il vento forte, la bufera, nella Bibbia, sono sinonimi del Giudizio di Dio
che si abbatte improvvisamente.
Il giudizio di Dio sarà come una bufera violenta che lascerà in piedi solo la costruzione solida,
quella fondata sulla roccia, cioè sulla Parola che ci indica la Volontà del Padre, sui valori da Lui proposti nel corpo del discorso della Montagna, sulle sue beatitudini.
Non illudetevi, dice Gesù: se non metterete in pratica le mie parole, potrete fare meraviglie,
ma il Giudizio di Dio si abbatterà su di voi. 
E' un discorso mozzafiato!
Non può non farci riflettere. Il richiamo della parabola è rivolto a quei discepoli che, pur
avendo ascoltato la Parola di Gesù, non l'hanno saputa custodire nella cripta del loro cuore,
ed hanno impostato la loro vita su principi totalmente differenti. L'illusione di essere cristiani: basta partecipare alle liturgie, a dibattiti salottieri sulla Parola del Signore, basta praticare devozionismi che spesso hanno il sapore del bigottismo. Cristiani che non sanno mettere al primo posto la Parola e che non la sanno ascoltare, oppure se l'ascoltano subito la dimenticano!
Gesù questa sera, fratelli e sorelle, ci sta chiedendo una verifica della solidità delle fondamenta su cui stiamo costruendo la nostra vita !
Su che cosa fai basare la tua fede, fratello o sorella? Sulla Parola-Rivelazione di Gesù ? 
O su altro ?

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Dal Vangelo secondo Matteo 9, 27-31



Gesù guarisce due ciechi che credono in lui.
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». 
Gli risposero: «Sì, o Signore !».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Parola del Signore

Lode e gloria a te Signore Gesù, o Tu che sei l'Atteso delle genti ed unica salvezza del mondo!


Commento di Padre Augusto Drago


Pace a voi fratelli e sorelle !
Il Dio della pace vi riempia di ogni gioia e di ogni consolazione in ogni nostra tribolazione.
La pagina del Vangelo che leggiamo e meditiamo questa sera appartiene ad un contesto più ampio cominciato in 8,5.
Ci vengono narrate, all'interno di questo largo contesto, dieci miracoli compiuti da Gesù.
Il nostro è il noi, il penultimo.
L'ultimo sarà quello della guarigione di un sordomuto.
La cecità è brancolare nel buio.
La sordità è il non ascoltare la Parola della Verità che salva.
Gesù, il divino guaritore è venuto a salvare l'uomo dalle sue cecità , dalle sue mutevolezze e sordità interiori.
Il brano del vangelo di questa sera si presenta dunque con delle immagini che chiedono un'attenta lettura. Predomina il simbolismo.
Un simbolismo che si trova in quattro movimenti narrativi: I due ciechi urlano;


Cominciano a seguire Gesù
Entrano nella Casa,
Professano la loro fede in Gesù
Gesù tocca i loro occhi.
Non sono semplici atteggiamenti descrittivi, ma hanno un forte contenuto simbolico.


Cominciamo dal primo:
I due ciechi urlano, gridano.
Cosa urlano, quale contenuto ha il loro grido?
Contiene la preghiera accorata di chi già soffrendo molto a causa cecità, cerca la luce.
I due ciechi si sono resi conto che, muovendosi nell'oscurità più buia, spesso sono usciti di strada facendo del male a se stessi e agli altri.
C'è dunque un grido nella loro vita: è il grido di chi cerca la luce, ma non riesce a trovarla se non si mette alla sequela vera ed autentica di Gesù
Sono stati causa del male fatto agli altri e a se stessi: ora si mettono dietro a Gesù sicuri di trovare la luce.

Quanti di noi, quanti uomini e donne non sono più capaci  di gridare la loro cecità! Sì, è proprio così purtroppo. Infatti si sono talmente abituati al loro essere nel buio fino a scambiarlo per la luce.
Sono tanti oggi, molti, moltissimi a scambiare le tenebre con la luce !
Questo è lo stato più miserando a cui può di fatto pervenire l'uomo quando indurisce il proprio cuore e lo rende impermeabile alla luce.
Non si sa più gridare il proprio bisogno di Dio, autore della luce.
La grande cecità è il credere a se stessi e alle proprie personali sapienze.
Ma la sapienza di questo mondo non salverà il mondo.
Lo avevano capito bene i due ciechi del Vangelo.
Per questo si misero subito sui passi di Gesù.
Molti oggi non sanno gridare il loro dolore di essere ciechi perché disgraziatamente non sanno di essere ciechi. Non hanno nessuno da seguire se non il proprio istinto, e i propri bisogni egoistici.
Il mondo è pieno di questa gente. Purtroppo.
Dobbiamo pregare perché tutti sentano il bisogno della luce e che comprendano di essere nel buio.
Mettersi alla sequela di Gesù, gridandoGli:
"Figlio di Davide, abbi pietà di noi!"
Quale grido più vero esiste al mondo? Nessuno più di questo!
Gridare a squarciagola, con le fibre più profonde del cuore e dell'anima:
"Gesù abbi pietà di me!
La Pietà di Gesù è il suo piegarsi verso l'uomo, il suo chinarsi mettendosi allo stesso livello dell'uomo, con tanta delicatezza amorosa da non fargli sentire il rossore del suo peccato.
Dio è amorosamente delicato, anche con il nostro peccato!
E' bello il nostro Dio!
E' stupendo il nostro Signore!
E' unico il nostro amato Gesù.


Torniamo al testo.
I due ciechi, sentendo che la luce può venire solo da Lui, lo seguirono. Cominciarono a seguirlo.
Divennero sicuri, guidati dal quel grido pieno di fede, di non inciampare!
Chi si mette alla sequela di Cristo, non inciampa mai: mette infatti i suoi passi sulle orme del Maestro!
Come sarebbe bello che anche noi facessimo così: i passi del nostro Signore sono tutti segnati dalle orme lasciate sulle pagine del Vangelo: 

LE SUE PAROLE!
Poi entrano nella casa. dove anche Gesù entra.
Qui ci troviamo davanti ad un passaggio molto significativo. La Casa è il simbolo o il segno, il richiamo forte della Chiesa.
Gesù abita nella Chiesa. La Chiesa è abitata da Gesù. La Casa è la comunità cristiana.
E' qui che risuona la Parola che dona la luce, che fa vedere le realtà di questo mondo in modo completamente diverso e nuovo.
E' qui che i due ciechi manifestano la loro fede: già cominciano a vedere con il cuore: la vista interiore!
Gesù è nella Chiesa e lì ci attende per guarirci.
Parlo ovviamente della Chiesa vista nel suo aspetto di mistero.
E' qui che ci viene detto attraverso la Parola: Credi in me ? Sì Signore, Io credo in Dio Onnipotente, Creatore del Cielo e della terra....
Lo recitiamo nella Chiesa tutti come popolo di Dio.
E poi i nostri occhi si aprono nel mistero eucaristico e nell'intima unione con Lui.
Io ci vedo Signore ! I miei occhi vedono te, nel mistero: con gli occhi del cuore che, pieno di amore, ormai sa scrutare anche le profondità del Cuore di Dio ! Gesù guarisce in casa, nella Sua Casa!
Là dove Lui viene creduto, celebrato, cantato, accolto, amato!
Qui, in questa Casa lo riconosciamo come Signore:
I miei occhi lo vedono e lo contemplano: E' Lui, inconfondibilmente:
diversamente da dove mi verrebbe la capacità di vedere tutto non più secondo la mia vita ma secondo lo Spirito del Signore?
E allora ci affidiamo a Lui e riceviamo la Vista del cuore: questo è il più grande miracolo che può capitare al cuore di una persona, al cuore di ciascuno di noi!
Ed eccoci al cuore del miracolo:
Gesù tocca gli occhi dei ciechi!
Ed essi guariscono.
Il dono della guarigione è un evento relazionale che richiede l'incontro e il contatto con il Signore.
Dove può avvenire tutto questo se non nella Casa dove attraverso l'Eucaristia ci relazioniamo con Lui e, nella santa Comunione, abbiamo un vivissimo contatto con Lui?
Sì tutto questo avviene nella Casa del Signore.
Ogni qualvolta come popolo santo di Dio ci accostiamo, nella sua Casa, all'Eucaristia, aumenta sempre di più la vista del nostro cuore.
E comprendiamo finalmente che abbiamo a che fare con UNO che fa sempre nuove tutte le cose !
Il silenzio di Gesù, quello che Egli impone ai due ciechi, indica che egli non vuole essere annunciato come colui che risolve i problemi del mondo, ma come il Vero Salvatore, l'unico portatore di Verità assolute ed illuminanti il cammino di ogni uomo.
Fratelli e sorelle chi, tra noi, ha fatto l'esperienza della salvezza operata dalla fede in Cristo Gesù, non può tacere, sente il bisogno di annunziare a tutti. Che cosa?
Non che Gesù è un guaritore, ma che è il Messia, il Figlio di Dio, è Colui che ci ama, e che è venuto in mezzo a noi solo per amore e gratuità.
Annunciare che solo Lui è il Salvatore di cui il mondo intero ha bisogno.
Fratello e sorella: fatti, facciamoci prendere da questa divina frenesia che brucia il cuore, e dopo essere stati nella Casa del Signore, usciamo e gridiamo a tutti: Il Signore è qui in mezzo a noi! Egli è vivo e dona la vita!
Con coraggio, con fede, e soprattutto con ardente amore.
Ne saremo veramente capaci?
Sì, con la grazia dello Spirito e se lo vogliamo e lo desideriamo con tanto ardore!


Amen.